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Stima della variabilità climatica e ambientale in Italia negli ultimi millenni

Come già riportato nel rapporto IPCC 2007, gli ultimi due millenni rappresentano un intervallo di tempo importante per comprendere le oscillazioni climatiche del passato e per la determinazione dell'affidabilità dei modelli di previsione a medio e lungo termine. Inoltre, questo breve intervallo di tempo consente il confronto di dati provenienti da documenti storici, registrazioni strumentali e archivi di “paleodati” che hanno registrato le variazioni del clima (anche indotte da forzanti esterne) con ciclicità da pluridecennale a secolare (IPCC, 2013 e 2014). Studi precedenti hanno documentato, durante questo intervallo di tempo, il verificarsi di notevoli oscillazioni climatiche, di ampiezza e durata molto significative, che hanno svolto un ruolo rilevante nelle riorganizzazioni sociali in Europa. La nostra comprensione dell'ampiezza e dell'estensione spaziale, nonché delle possibili cause e concomitanze dei cambiamenti climatici durante questo periodo, sono ancora limitate; emerge anche la scarsità di informazioni integrate derivanti dai record marini. In questo contesto, l'area mediterranea è considerata una delle regioni climaticamente più sensibili (hotspot) al global change e, grazie alla sua configurazione latitudinale, è un archivio ideale per studiare i cambiamenti avvenuti nel passato su scala secolare. L'obiettivo di questa sfida (Italy-2k) è fornire informazioni sulla climatologia e la variabilità climatica in Italia negli ultimi duemila anni, mediante una combinazione di dati paleoclimatici (carote di ghiaccio e sedimenti, pollini, dati da depositi torbosi, dendroclimatologia) e simulazioni numeriche. I dati delle stazioni meteorologiche, le simulazioni numeriche e le ricostruzioni marine, oltre alla rianalisi, consentiranno una rappresentazione più dettagliata della variabilità climatica negli ultimi 100 anni.

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